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La Grande Madre

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L’Archetipo della Grande Madre rappresenta la figura materna, piena di pietà e di misericordia, colei che nutre e dalla quale, inizialmente fusi con il suo corpo, lentamente ci differenziamo. 

Non v’è dubbio che la potenza creatrice dell’universo fu identificata, dai primi uomini, nella Grande Madre Onnipotente. E’ un mito, questo, sopravvissuto per secoli in alcune culture primitive. Nelle isole melanesiane la donna primordiale viene immaginata come generatrice di bambini senza l’intervento di un compagno maschio. In qualche modo anche la cultura cattolica ha mantenuto intatto questo mito: Maria, Madre di Cristo, è nello stesso tempo vergine e madre, fecondata non da un uomo ma dallo Spirito Santo. In tutta l’Europa la Grande Dea era considerata immortale, immutabile e onnipotente e il concetto di paternità non era stato introdotto nel pensiero religioso. 

Nei più antichi miti cosmogonici ritroviamo Grandi Madri dalle quali tutto trae origine: la babilonese Ti’amat è l’elemento proprio degli inizi, la madre degli dei, rappresenta la confusione della palude dove vapori infetti, acque dolci e acque salate si mescolano e si confondono; nel proprio seno genera ogni sorta di creature mostruose e ribelli. Il regno della dea madre, della riproduzione presessuale, è equiparato al caos primigenio, al mondo disordinato.

Un’altra Dea, la Notte, è all’origine del mondo secondo un mito orfico. Fecondata dal vento, la Notte, dalle grandi ali nere, genera in se stessa un immenso uovo d’argento. Dall’uovo nasce il primo generato, Eros, il dio dell’amore, che porta alla luce quanto era nascosto nell’uovo d’argento: il mondo intero. 

 

Il concetto di Grande Madre nasce dalla storia della religione e comprende le varie specie di dea-madre ma nasce anche dal tipo di rapporto che il bambino ha con la propria madre nei primi mesi di vita. In questi primi mesi è la madre, la prima e più importante persona a entrare in rapporto con ciascuno di noi. Perciò l’Archetipo materno rispecchia immagini universali tuttavia, sulla base del contesto culturale nel quale ogni essere umano nasce e del tipo di relazione che si instaura con la propria madre, cambiano per il bambino le caratteristiche che emergono come dominanti.

La Grande Madre è conservatrice, rappresenta l’istintività e l’aspetto di dea della fecondità, contiene in sé un aspetto protettivo e accogliente, come una madre buona che cura il proprio piccolo. A questo dovrebbe seguire una spinta propulsiva alla differenziazione, in cui la genitrice spinge il figlio a crescere, a differenziarsi da sé. Se però la madre trattiene il figlio a sé, non permettendogli di diventare un individuo autonomo, si trasforma nel suo aspetto negativo: rappresenta una tendenza regressiva che fa permanere il figlio in una condizione di inglobamento psichico, rendendolo dipendente da lei. A questo punto la buona madre nutrice e protettrice si trasforma nel proprio aspetto negativo, nella cattiva madre, che trattiene, che divora e che con le sue pretese egoistiche impedisce ai figli il raggiungimento dell’indipendenza e li rende infermi ed infelici. I figli restano sepolti e intrappolati nel grembo della madre se proiettano su di lei un’armonia e una bontà assoluta, che li imprigiona in una condizione di figli innocenti, senza ombra e senza corpo; o ancora, pericolo diametralmente opposto, restano prigionieri di un’immagine totalmente negativa, distruttiva e fagocitante della madre (la madre maligna e traditrice) restando così segnati dalla durezza del mondo, per sempre figli non amati e pur sempre figli, caratterizzati da malinconia e depressione.

La Magna Mater è il lato istintivo e passionale che nell’uomo non si è estinto ma continua a vivere sotterraneo e continua a scindere tale Archetipo in luce ed ombra, nella santa madre-vergine (madre, sorella, figlia e sposa) e nella prostituta (le altre donne). Rappresenta perciò la grande istintualità e passionalità, in senso positivo e negativo, con i suoi abbandoni e le sue resistenze: è anche una madre cattiva che divora e inghiotte.

 

Come ogni Archetipo, anche quello della Grande Madre possiede una quantità pressoché infinita di aspetti che rappresentano anche la dualità madre buona - madre cattiva. Nei miti, oltre alla figura primigenia della Madre Onnipotente, può assumere molte forme: può essere proiettata sulla madre del soggetto, sulla bambinaia, può apparire come un’antenata familiare, una santa, la Santa Vergine, la Chiesa, la divina saggezza o la madrepatria. Fra gli aspetti negativi di questo archetipo vi sono quelle divinità che regolano i destini dell’uomo, le streghe, i draghi e così via. L’ambivalenza della figura materna è, ad esempio, ben raffigurata nel mito indiano della dea Kalì, i cui poli estremi ritornano nelle favole con i personaggi della Fata e della Strega.

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