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La Psicoterapia della Gestalt

La Terapia della Gestalt è nata negli Stati Uniti negli anni ‘50, grazie alle intuizioni del tedesco Frederick Perls.

Tramite la Terapia della Gestalt ci si prende cura di una persona per darle la possibilità di essere se stessa, con il fine di promuoverne l’autorealizzazione: ognuno deve sentire, agire e realizzare ciò che è ed esprimersi con energia in tutte proprie potenzialità. 

E’ una terapia che si occupa dei problemi creati dalla nostra paura di assumerci la responsabilità di ciò che siamo e di ciò che facciamo. 

 

I principi cardine sono la consapevolezza, l’accettazione di ciò che esiste, l’emergenza del bisogno dominante, il contatto vivo e fluido con noi stessi e con l’ambiente che ci circonda, e la capacità di vivere nel presente, nel qui ed ora, senza rifugiarsi nei ricordi o in progettazioni future, per godere appieno di ogni attimo.

 

1) La Consapevolezza è la capacità di un individuo di essere in contatto con se stesso, con il flusso continuo dei vissuti interni nel qui ed ora e con l’Ambiente. 

Essa si basa sull’esperienza sul sistema sensorio (percezione dei bisogni tramite i nostri sensi) e motorio (risposta al bisogno).

La consapevolezza di ciò che si vuole orienta, dirige, focalizza, ci dà energia e direzione per muoverci per realizzare i bisogni.

Porta spontaneità, energia, immaginazione, immediatezza, accentua la realizzazione personale, facilita il processo di elaborazione, aiuta il recupero delle vecchie esperienze, aiuta a ristabilire il funzionamento totale e integrato dell’individuo, apportando ampliamento ed integrità. 

In Terapia della Gestalt è fondamentale lavorare sul raggiungimento della consapevolezza, perché in molte persone è poca o assente.

 

2) Un altro aspetto fondamentale della Terapia della Gestalt è il valore dell’adesso. Come organismi, tutti noi viviamo un unico momento che non è nel passato o nel futuro ma esattamente in questo preciso istante. Respiriamo nel presente, pensiamo nel presente, proviamo emozioni e viviamo unicamente nel momento presente. Certo che in esso sono racchiusi il nostro passato (oggi sono quello che sono grazie alle mie esperienze passate) e il nostro futuro (oggi ho delle aspettative e delle spinte progressive dell’evoluzione verso il mio futuro), ma il presente è l’unico momento in cui possiamo veramente agire e interagire.

Spesso siamo proiettati nel futuro “la vita reale inizierà quando finirò l’università… quando sarò sposata…” o rimaniamo ancorati al passato”Quando c’era quella persona.... quando ero giovane..”: in questo modo facciamo morire le sensazioni del momento presente e non esistiamo se non come proiezioni in avanti o in dietro. Da qui spesso nasce la spiacevole sensazione di essere spettatori della nostra vita, senza esserne i protagonisti.

Per la Gestalt il potere è nel presente e l’esperienza presente è ciò che più conta.

 

3) Secondo la Terapia della Gestalt, il comportamento di ogni persona è governato dal processo di “Omeostasi”. 

L’Omeostasi è un processo di autoregolazione mediante il quale l’organismo interagisce con il suo ambiente. Esso è fondamentale per la sopravvivenza, perché regola i bisogni fisiologici e psicologici. Organismo e ambiente sono indissolubilmente uniti: non ha senso definire un uomo che respira senza fare riferimento all’aria (Teoria del campo). In questo senso nessun individuo è autosufficiente dal suo ambiente.

Il contatto tra Organismo e Ambiente è la realtà primaria più semplice e se il rapporto fra di essi è fluido, c’è una buona autoregolazione e l’individuo è sano e vive con senso benessere sfruttando tutte le sue potenzialità. 

Quando più bisogni si manifestano contemporaneamente, la persona sana si crea una gerarchia dei bisogni ed affronta dapprima quelli più urgenti e man mano gli altri.

Il bisogno che è considerato determinante, in quel momento, diventa figura di primo piano e gli altri bisogni vanno sullo sfondo. Ad esempio, se contemporaneamente una persona ha fame ed ha voglia di coccole, prima si riempirà lo stomaco e poi chiederà di essere abbracciato, sfruttando le risorse dell’ambiente in cui si trova. 

Per soddisfare i bisogni è innanzitutto necessario distinguere un bisogno dall’altro ed organizzare il comportamento in base ad una gerarchia delle necessità avvertite, dopo di che si cerca nell’ambiente ciò che permette la realizzazione del bisogno stesso: se abbiamo fame e ci troviamo nella giungla avremmo a disposizione probabilmente delle banane, non del gelato!

Da qui nasce un concetto fondamentale della Terapia della Gestalt: il contatto tra Organismo e Ambiente.

La nostra vita è riempita da quelli che la Gestalt chiama “Ciclo di contatto”: sentire un bisogno, cercare la risorsa nell’ambiente, entrarci in contatto, così che il bisogno svanisce e si chiude il ciclo. Ad esempio: sto leggendo e ad un cero momento avverto la sensazione di sete, così mi alzo, mi dirigo verso la bottiglia d’acqua, bevo, la sete svanisce (il bisogno è soddisfatto) e ritorno a leggere. Una persona assetata vivrà l’acqua come figura rispetto allo sfondo indifferenziato dei bisogni che in quel momento non sono dominanti. Sino a quando non si procurerà dell’acqua vi sarà una questione aperta che investe attenzione ed energia e distoglie da altre attività con un innalzamento di tensione (in terapia parliamo di “Gestalt” aperta). Il soggetto pianifica mentalmente il modo di procurarsi l’acqua e dovrà, comunque, anche fare qualcosa di pratico: alzarsi, prendersi dell’acqua e berla, manipolando l’ambiente. In questo modo affronta il bisogno e lo risolve. 

Questo è vero anche per i bisogni psicologici. Pensiamo, ad esempio, ad una persona che ha appena litigato bruscamente con il partner; essa non riuscirà ad attivarsi in pensieri ed altre azioni piacevoli senza che prima abbia in qualche modo “digerito” la discussione. Oppure pensiamo a casi ben più importanti che con il tempo rimangono cronici: una ragazza che ha subito una separazione dal partner, non riuscirà ad impegnarsi in altre relazioni significative fino a quando avverrà una rielaborazione ed accettazione della perdita.

 

 

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La Nevrosi nasce quando l’esperienza presente viene negata, magari perché esserne in contatto è troppo doloroso o insostenibile, o non abbiamo il coraggio di assumerci la responsabilità di chi siamo e di ciò che facciamo. Spesso allora ci ancoriamo al passato o proiettiamo nel futuro per non assumerci la responsabilità o per sfuggire dal doloroso presente.

Oppure mettiamo in atto un’altra strategia: cerchiamo di far prendere la responsabilità agli altri per non assumersi la propria e cerchiamo di manipolare gli altri a tale scopo: “Non voglio prendermi la responsabilità, voglio che lo faccia tu per me”. Ognuno manipola il mondo a suo modo per ottenere dagli altri quello che non vuole o non riesce fare da solo e per ottenere questo recita (inconsapevolmente) il ruolo di vittima, di prepotente, di lagnoso, del bisognoso, di potere, di  ricatto ecc…).

In questo modo però c’è una separazione dalle nostre potenzialità, allontaniamo parti di noi e perdiamo vitalità ed energia. 

Se i problemi nascono dalla paura di assumersi la responsabilità di essere se stessi ed agire, scopo della terapia è quello di riappropriarsi delle parti della personalità che abbiamo allontanato, acquisire consapevolezza dei noi stessi e del nostro rapporto con l’ambiente che ci circonda, riprendere in contatto vivificante con il presente. Solo così possiamo smettere di recitare ruoli e iniziare invece ad assumersi la responsabilità di noi stessi e della propria vita per raggiungere l’autosostegno che ci permette di muoversi come vogliamo e raggiungere i nostri obiettivi.

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